Descrizione
Luigi Meneghello, di Serena Senesi
L’opera Luigi Meneghello. L’arte di apprendere come disvelamento del reale costituisce un tentativo di delineazione del concetto di educazione come strumento conoscitivo della realtà attraverso la chiave interpretativa fornita dallo scrittore vicentino Luigi Meneghello. Il volume propone, quindi, una disamina di alcune delle principali opere del romanziere, Libera nos a malo, I piccoli maestri, Fiori italiani, per individuare le modalità attraverso le quali si realizza il suo stesso percorso di educazione personale, culturale e civile, delineando l’incidenza sulla sua istruzione di agenzie formative più o meno convenzionali, quali la famiglia d’origine, il gruppo dei pari, il sistema scolastico istituzionalizzato, l’esperienza tragica ma didattica della Resistenza, nonché tutto quell’apparato di tradizioni, linguistiche ed etiche, di mores, locali e nazionali, che hanno costituito lo scenario imprescindibile per lo sviluppo complessivo di una personalità originale quale fu quella dell’uomo, ed intellettuale, Meneghello.
L’itinerario narrativo di Luigi Meneghello, nella prima fase della sua produzione letteraria, è caratterizzato dalla presenza di costanti tematiche che si esplicano per analogia e differenza all’interno delle opere esaminate; opere che, a detta dello scrittore stesso, possono essere considerate collegate tra loro come vasi intercomunicanti, in quanto costituiscono un continuum narrativo attraverso cui si esplica il suo processo di educazione personale, culturale e civile. Il primo tratto comune individuabile nei tre romanzi è quello dell’autobiografismo. Meneghello esprime infatti in essi la tendenza a raccogliere, mediante un tessuto romanzesco, i frammenti della sua vita, in modo tale da sviluppare un intreccio tra esperienza individuale e collettiva. È lo scrittore stesso a sottolineare, infatti, in uno dei suoi interventi di poetica, che autobiografico è per lui invariabilmente il punto di partenza, ma non quello di arrivo, perché qualunque frammento della nostra esperienza personale contiene in sé una specie di DNA del reale da estrarre e svolgere. La scrittura deve assumere, così, la veste di un vero e proprio esercizio conoscitivo di disvelamento del reale.
Libera nos a malo, il primo romanzo pubblicato da Meneghello nel 1963, fornisce così un’analisi delle modalità di formazione della personalità di Meneghello bambino a contatto con il microcosmo valoriale di Malo, suo paese di origine, e con quella comunità di paesani che, come il coro della tragedia greca, diviene una sorta di auctoritas per la sua crescita sia individuale che di membro di una collettività solidale che condivide mores e tradizioni. Il procedimento attraverso il quale si esplica l’intento conoscitivo dello scrittore è quello dell’adozione di una chiave interpretativa ironica a cui è sotteso un andamento narrativo fiabesco prodotto dal’occhio primitivo-popolare che indaga, proiettando sulla realtà un punto di vista fanciullesco, sull’artificiosità e convenzionalità vuota della tradizione religiosa, linguistica e culturale italiana imposta dal regime, ponendo, in contrasto, le consuetudini di vita, di espressione e di pensiero degli abitanti di Malo.
Lo stesso tratto di autobiografismo ed il medesimo intento conoscitivo sono presenti in Fiori italiani, romanzo del 1976 in cui Meneghello riflette sul concetto di educazione scolastica come diseducazione alla vita esaminando le caratteristiche del sistema scolastico italiano negli anni Trenta-Quaranta, sistema percepito come modalità formativa astratta e retorica, rispetto all’esigenza, avvertita dallo scrittore, di uno sviluppo naturale della personalità degli allievi che, come vasi di fiori, dovrebbero essere coltivati delicatamente e fatti fiorire. Se nell’opera compare la stessa vena ironica e disincantata di indagine del reale presente in Libera nos a malo, Fiori italiani fornisce, però, un ritratto più impietoso della realtà esaminata e, pur recuperando elementi autobiografici e memoriali, assume una veste maggiormente saggistica in quanto propone un più spiccato intento di serietà morale, come se l’aver preso coscienza dell’arretratezza culturale italiana, dominata da un impianto retorico a base umanista di stampo conservatore, più libresco che reale, avesse lasciato nello scrittore-professore un senso di maggiore desolazione rispetto a quello avvertito nella rievocazione della propria infanzia.
La diseducazione, con accezione positiva, del romanziere rispetto a questo astratto modello di riferimento culturale avviene grazie all’incontro con Antonio Giuriolo, che rappresenta il trade d’union tra Fiori Italiani e I piccoli maestri, rappresentando il simbolo di una perfetta conciliazione tra cultura viva e vita morale ed il pretesto per il recupero di quei valori dell’humanitas, desumibili dalla formazione umanista inculcata a viva forza dall’alto, che avrebbero ispirato in Meneghello il passaggio dall’adesione, connaturata, come lui stesso ammette, per chi fosse nato, come lui, nel 1922, all’ideologia fascista all’antifascismo militante. I Piccoli maestri rappresenta così l’epilogo ideale dell’esperienza educativa dello scrittore chiudendo il cerchio del suo apprendistato culturale e civile che si proietta dal microcosmo del paese al macrocosmo della Storia. Il romanzo costituisce, infatti, un resoconto veritiero, ma filtrato dallo sguardo disincantato e ormai distaccato, dello scrittore, della sua esperienza resistenziale presso l’Altopiano di Asiago dal 1943 al 1945. Meneghello propone, pertanto, un documento diretto dei fatti vissuti in una chiave antieroica ed anticelebrativa servendosi del consueto filtro dell’ironia, che proietta le imprese del protagonista corale della vicenda, il reparto di studenti universitari vicentini, rivestendole di una prospettiva da epica degradata, nella stessa dimensione fiabesca e straniante, in chiave fanciullesca, di Libera nos a malo, ma recuperando, tuttavia, l’intento più propriamente memorial-saggistico di Fiori italiani, da cui, comunque, lo differenziano i toni cronachistici e l’adozione di un linguaggio informale e quotidiano.
Autobiografismo, approccio memorialistico, intento conoscitivo, il tutto proiettato in una dimensione disincantata e filtrato dall’occhio ironico dello scrittore: sono questi gli elementi comuni, delineati nell’opera, della narrativa di Meneghello che studente fu sempre, o meglio, professore, col desiderio, però, costante, di imparare.
Recensioni
Non ci sono recensioni.