Descrizione
Ongos, di Adriana Giulia Vertucci
Disegno a testa in giù il mio sogno, cedendo il posto alle impressioni, come il sole cede al giorno la luce. Nelle mie mani il coraggio e la vita, che insieme compongono fogli del medesimo libro. Leggimi in ordine, che significa vita. Sfogliami a caso e al contrario, capovolto, e iardev ehc onos ongos, vedrai che sono sogno.
In un pensiero, in un ricordo, e nel silenzio, mi annullo e riposo, per arrivare in quei posti che a loro volta mi raggiungono, portandomi via. Si cresce, si muta, si diventa altri, scoprendo verità e falsità. Scorrono nelle mie vene, come diapositive, i pensieri, pulsano talmente forte che il mondo irreale m’imprigiona; forse è la posizione, o forse oggi sono capace di capire che Ongos non è altro che il mio disegno di vita.
Ongos: un percorso orientato al contrario o, più correttamente, un diverso modo per raggiungere il sogno, per abbracciare una pace interiore ritrovata attraverso il riconoscimento dei veri valori della vita, di ciò che può rendere la nostra esistenza un passaggio reale e utile agli altri e non soltanto un altro transito effimero.
Michela Zanarella –
Poesie e pensieri ci accompagnano nel vissuto dell’autrice che, con coraggio e determinazione, affronta la vita senza mai perdere la forza di combattere contro ciò che può diventare sofferenza, per il corpo e per l’anima. Tutto è stato concepito con cura, come un disegno dettato dal divino. È un percorso di vita, dove realtà e fantasia s’incontrano e si fondono in una sorta di magia creativa che, nella sua purezza, trova vigore.
Giovanni Andrea Negrotti (GAN), poeta –
Non definirei lo stile di scrittura di Adriana Giulia Vertucci ”poesia”, anche volendola collocare nello stile “verso libero moderno”; a parte qualche breve componimento, definirei piuttosto le sue opere un’insieme di poesia-prosa che si amalgamano dando vita a ritmi che scandiscono la vita. È significativa l’agitazione pisco-fisica nei testi della Vertucci, che evincono angosce e dolori dove questi raggiungono punte più alte di emotività. La prosa che ci propone nell’opera “ Ongos” è un raccontarsi e bisogna ascoltarla come canto d’anima che fa da sfondo alla nostra sensibilità, l’opera mette a nudo l’anima di Giulia in un dialogo serrato, in un attesa di avvenimenti buoni,di sperata felicità, di delicati sentimenti, a volte sopiti ma sconvolgenti perché nascono dal quotidiano, un cammino nel buio alla ricerca di quel raggio di luce che non è ondata di sole o di sangue di passione, ma di desiderio di respirare la vita, di viverla suggendone le più semplici elargizioni. Gli stati d’animo di Giulia nei suoi scritti sono innumerevoli, come sono innumerevoli i pensieri; la nostalgia, la commozione, la repulsione, ma più di tutte la meditazione sulla brevità della vita e l’inutile affannarsi tra gioie e dolori, tra entusiasmi e rovesci, tra speranze e delusioni, tra amore e odio. Le opere di Ongos vogliono essere un canto da sentire con l’anima senza retorica, cercando le sensazioni di quell’attimo difficile da fissare ma quando si riesce si realizza che vivere è anche accorgersi del correre del tempo e si rimane sbalorditi di tutto ciò che si sarebbe potuto sorbire, godere, vivere; invece è passato inosservato spinti dal nostro stesso moto. È sufficiente avere l’umiltà di “sentire” le opere di Adriana Giulia Vertucci, senza farci trascinare da quella folle corsa che chiamano vita, accogliere lo scandire d’impressioni, sensazioni, brividi, legati ad immagini altrimenti fuggevoli.